lunedì 17 marzo 2008

Nicola Mascotto

matricola: 264107


Nel 1992 Eisenman, in un articolo pubblicato su Domus, celebra la nuova era dell'elettronica come contenitrice virtuale di nuove spazialità, proiettando nel futuro modelli differenti di percezione e di fruizione dello spazio architettonico. Da raffinato intellettuale e da sperimentatore di nuove e ardite configurazioni architettoniche comprende che il nuovo mondo dei mass media può sviluppare inedite possibilità spaziali e configurazionali, che l'elettronica non è solo la tecnologia dei computer, o l'affermazione di un mondo virtuale, ma potrebbe diventare sistema generatore di nuovi modelli spaziali. Il digitale non porta esclusivamente a un sistema di rappresentazioni virtuali, ma potrebbe generare, oltre che raffigurazioni, comportamenti spaziali dinamici nella infinita possibilità di punti di vista differenti. Lo spazio può diventare un continuum rispetto al quale anche la tettonica si deve misurare. I dubbi di Frampton sulla nuova età dell'elettronica, di una mancanza di legami con la realtà, in cui la virtualità prende il sopravvento, possono essere fugati dalle proiezioni rassicuranti di Jencks che sposta la processualità del progetto di architettura da un sistema chiuso a un sistema aperto, da un sistema regolato dalle esigenze materiche e costruttive a un sistema in cui il processo può rispondere a differenti aspettative attraverso gli input esterni e rinnovarsi continuamente. Il mondo digitale viene a porsi anche come processo mentale in cui lo spazio può modellarsi in maniera continua o frammentata, facendo a meno della materia che lo definisce e inventando superfici destinate ad una configurazione che, pur sembrando onirica, spezza i legami e le impostazioni della tettonica.

Nei cinquant'anni trascorsi dalla fine della seconda guerra mondiale, si è verificato un cambiamento che potrebbe incidere profondamente sull'architettura: lo spostamento dal paradigma meccanico a quello elettronico. Il paradigma elettronico propone una difficile sfida all'architettura, in quanto definisce la realtà attraverso i media e la simulazione, privilegia l'apparenza rispetto all'esistenza, ciò che si vede rispetto a ciò che è. L'architettura considera il vedere in maniera preminente, in qualche modo naturale ai propri sviluppi e quindi inattaccabile a qualsiasi dubbio. E' proprio questo concetto tradizionale del vedere che il paradigma elettronico vuole mettere in dubbio. (P. Eisenman, 1992)

Se Eisenman spezza i legami con la concezione meccanicistica dello spazio in modo irreversibile e intellettualmente visionario, Gehry in un primo tempo si avvicina al mondo digitale per motivi di ordine pratico. L'impossibilità di gestire morfologie complesse in termini tradizionali, lo spinge verso l'impiego di programmi come il CATIA, approntato per l'industria aeronautica. Il computer continua a essere una tecnologia di verifica e di ausilio al progetto, secondo i vecchi schemi di una concezione esclusivamente professionale, e non sperimentale, seguendo, quindi, un'operatività minimale e, più in generale, una riduzione culturale delle possibilità che il nuovo mondo dell'elettronica può esprimere nei confronti dell'architettura.

In queste due concessioni è necessario un passaggio ideale dai paradigmi culturali e spaziali, che ancora legano l'architettura alle rappresentazioni cartesiane tridimensionali, verso un approccio differente che sappia utilizzare le notevoli potenzialità che la tecnologia digitale offre, anche in senso di pratica critica nel costruire, oltre che un ciberspazio, un territorio concettuale per il progetto di architettura, fino ad ora inimmaginabile.

Bisogna arrivare ad una integrazione ideologica fra l'uomo e la macchina ed immaginare il computer come un partner ideale per la risoluzione di situazioni e problemi complessi, oltre che un “alter ego intellettuale” per la strutturazione e la rappresentazione di innumerevoli configurazioni architettoniche. La prassi del progetto si sta modificando per l'acquisizione di una nuova pratica teorica della progettazione architettonica, in cui la “creatività” umana viene esaltata e non annichilita dalla “intelligenza artificiale”.

La negazione dei vecchi paradigmi diventa essenzuale per costruirne di nuovi, soprattutto formulando teorizzazioni strettamente collegate ad antichi e collaudati studi sulle forme viventi e sulla loro genesi.

Il concetto di architettura “inter-mediale” - intelligente, interattiva e virtuale nella sua organizzazione – potrebbe svilupparsi in due direzioni principali. In primo luogo, come sostiene A. Benjamin, c'è il problema del formalismo, dell'innovazione formale che emerge dal progresso nella scienza e nella tecnologia del computer. In questo caso lo strumento scelto per generare il progetto o le specifiche caratteristiche del processo generativo potrebbero condurre a sistemi topologici fluidi e malleabili, con un'enfasi sull'assemblaggio formale. In secondo luogo un'altra attuale linea di sviluppo fa riferimento a un concetto non formale di “alterità”, che ridefinisce lo spazio attraverso l confronto fra architettura e media. Questa seconda via include, comunque, un gruppo eterogeneo di approcci, che costituiscono una ricerca sui vibranti ipermedia o sulle tettoniche virtuali nel cyberspazio, sulle textures virtuali. La condizione che ne deriva è uno spazio architettonico continuo, flessibile e dinamico, che potenzialmente si sostituisce alla realtà. La limitata durata nel tempo e la tendenza alla smaterializzazione delle strutture emergenti risultano da una penetrazione incrociata di molteplici flussi d'informazione energia e movimento, e dominano uno spazio ridefinito, animato da agenti virtuali e variabili.

Rispetto alla tendenza che vede coinvolti i grandi studi professionali dell'high-tech, e che acquisisce il know-how e le possibilità continue di verifica ex-machina che la progettazione digitale offre, si realizzano architetture di alta qualità, in cui però i processi di simulazione servono preminentemente per ottimizzare problemi inerenti al microclima e alla dispersione energetica. Viceversa, iniziano a strutturarsi studiosi e gruppi di giovani progettisti, “nati con il computer”, per i quali il virtuale diventa il campo entro cui definire il linguaggio per tracciare le trasformazioni dello spazio architettonico.

Ciò che stiamo sviluppando sono le regole per generare la forma piuttosto che le forme stesse. Descriviamo processi, non componenti. In questo processo l'architetto si trasforma in un catalizzatore di vita artificiale soggetto, come il mondo naturale, ai principi di morfogenetica, codice genetico, riproduzione e selezione.

L'introduzione di sistemi topologici permette a queste nuove geometrie di esaltare le caratteristiche di tensione e di deformazione, facendo assumere alle strutture di superficie delle configurazioni architettoniche il ruolo di epidermide sensibile, modificabile anche attraverso tutti gli input ambientali. La separazione interno-esterno viene ad essere negata e lo stesso Tohio Ito vede nell'elettronica un generatore di flussi fra l'uomo e l'ambiente in una continuità senza fratture e separazioni.

La scommessa è, quindi, di trasformare la natura in architettura e viceversa concepire l'architettura come un elemento naturale strutturato dai flussi della comunicazione. La nuova architettura si pone con la natura in un rapporto non più di diversità ma di integrazione, non vi è più antagonismo o confronto o mimesi fra una realtà statica, architettura, e una dinamica, la natura, ma entrambe vivono il più generale processo delle mutazioni attivato dalla nuova società informatica.

Dall'acquisizione, quindi, del computer come strumento progettuale, anche in un'interazione sofisticata quale l'adattamento di CATIA di Frank Gehry per Bilbao, si sta sviluppando una tendenza radicalmente nuova di lasciare che il computer “guidi” il processo progettuale e sia esso stesso parte integrante della “trasformazione architettonica”. Le tecniche di questo approccio vanno dal paradigma evoluto di Frazer, dalle ricerche di Karl Chu, basate sull'applicazione in campo architettonico dei sistemi di modellazione creativa di strutture genetiche, stimolata attraverso sistemi evolutivi, in grado di autorganizzarsi e autotrasformarsi, dai modelli matematici per la generazione di un'architettura liquida di Markos Novak, fino alle esplorazioni interattive di giovani team di progettisti e alle sperimentazioni di studi più affermati, come quelli di Eisenman, di Yeang, di Moss ed altri, ed alla cibermetafora di Tohio Ito.

Gli architetti del duemila continueranno a modellare, sistemare e collegare gli spazi (sia virtuali che reali) per soddisfare i bisogni umani. Continueranno anche a preoccuparsi delle qualità degli ambienti visivi e naturali. Continueranno a ricercare la comodità, la solidità e il piacere. Ma la comodità sarà in ugual misura una questione di software e di configurazione di interfacce, come di planimetrie e di materiali da costruzione. La solidità riguarderà non soltanto l'integrità fisica dei sistemi strutturali ma anche l'integrità logica dei sistemi computerizzati. E il piacere? Il piacere avrà nuove, inimmaginabili dimensioni.

Il processo di modernizzazione in atto è irreversibile e mostra anche nel settore abitativo, non solo nel processo progettuale, i suoi stupefacenti progressi. L'automazione domestica, o “domotica”, è una nuova disciplina-area tecnologica in grado di integrare le diverse tecnologie/apparati presenti nelle abitazioni offrendo un nuovo e più elevato livello di funzionalità e di sicurezza in ambito domestico, unitamente a significativi risparmi nei consumi energetici e nella fase di installazione.

I sistemi di automazione domestica possono altresì garantire una più agevole trasformazione dello spazio abitativo attraverso una capacità del sistema di modificarsi e di accrescersi a fronte delle mutate esigenze dell'utente o di nuove/diverse necessità impiantistiche. La domotica è in grado, e sarà in grado, di migliorare la nostra qualità di vita. Le grandi innovazioni tecniche sono sovente all'origine di notevoli modificazioni nel nostro modo di vivere: la televisione ha cambiato il modo di vedere il mondo, il telefono ha abolito le distanze. Ce ne saranno anche per la domotica quando sarà generalizzata, cioè quando sarà diventata così indispensabile quanto la televisione o la radio. Allora farà parte del nostro essere. Oggigiorno, per la prima volta dopo la grande rivoluzione rappresentata dall'energia elettrica, si comincia a percepire la tecnologia non solo come elemento rilevante nella definizione della funzionalità dell'ambiente domestico, ma anche come strumento per la creazione di valore negli investimenti dedicati al settore delle costruzioni e del mondo immobiliare. Che questo avvenga in un settore fortemente connotato da professionalità e organizzazioni molto ancorate alla tradizione, costituisce un rilevante segnale che i sistemi di automazione, la domotica, saranno nei prossimi anni tra gli elementi protagonisti delle trasformazioni delle nostre abitazioni.

La casa telematica e la determinazione definitiva di Internet ridurranno gli spostamenti verso i luoghi di lavoro, i supermercati, le banche, e tutti quei servizi che oggi sono localizzati prevalentemente all'interno dei centri metropolitani. La predisposizione di reti per il cablaggio della città assume dunque un ruolo cruciale per lo sviluppo e già oggi si scorgono gli ampi campi di applicazione delle tecnologie ai progetti urbani: dai sistemi di trasporto innovativi, del tipo ad alta velocità e a “metropolitana leggera”, al cablaggio in grado di determinare nuove connessioni immateriali tra i diversi luoghi, a interventi di urbanizzazione basati comunque su una razionalità che consenta sviluppi e gestione programmata delle reti.

Oggi il nuovo orizzonte delle reti tecnologiche è certamente rappresentato dalle WLAN (Wireless-LAN), ovvero dalle cosiddette reti di comunicazione “senza fili”. Queste reti, infatti, non richiedono alcun cablaggio poiché la trasmissione avviene via etere. Ciò comporta evidenti vantaggi soprattutto in ragione del fatto che non vengono richiesti interventi di posa dei mezzi trasmissivi. In genere esse operano mediante segnali radio ad alta frequenza e talvolta attraverso raggi di luce infrarossa. Questo significa, in sostanza, che ogni componente “interconnesso” al network deve essere dotato di un apposito dispositivo che permette di spedire e ricevere i dati.

In particolare le WLAN risultano molto utili negli edifici più antichi dove può essere difficoltoso o impossibile (per esempio, in edifici di tipo monumentale soggetti a vincolo) installare i cavi. Un altro vantaggio è rappresentato dalla grande flessibilità del sistema poiché il collegamento in wireless garantisce ampi margini di mobilità all'utente. In linea generale, queste reti presentano però alcuni svantaggi: sono ancora piuttosto costose, garantiscono una minore sicurezza e velocità di trasmissione rispetto alle reti LAN che utilizzano la cablatura e inoltre risultano suscettibili all'interferenza elettrica della luce e delle onde radio. Le potenzialità di diffusione delle WLAN risultano tuttavia enormi. Se da una parte gli sviluppi della tecnologia wireless risultano in continua crescita sotto il profilo delle prestazioni, dall'altra occorre sottolineare che la flessibilità e soprattutto la possibilità di evitare il cablaggio assumono un peso assolutamente rilevante nella scelta. Le reti wireless, per esempio, oltre a essere utilizzate per far dialogare apparati intelligenti tra loro, risultano particolarmente efficaci soprattutto nella condivisione di accessi a Internet con connessione sempre attiva, come quelli offerti dal servizio ADSL o dai collegamenti in fibra ottica. Nelle soluzioni “senza filo” il collegamento è disponibile in ogni stanza a prescindere dalla presenza di prese telefoniche purché l'area sia fisicamente “coperta” dalle onde radio emesse dal sistema.

I principali benefici che derivano dall'installazione di un sistema domotico possono essere i seguenti: maggior senso di appropriazione dell'ambiente domestico, flessibilità del sistema, minori costi di gestione, maggiore sicurezza, maggiore possibilità di comunicazione con l'esterno, migliore climatizzazione ambientale, maggior risparmio energetico e controllo dei consumi energetici, adeguamento del sistema agli agenti atmosferici. In particolare le tecnologie domotiche su cui si scommette in un futuro prossimo comprendono certamente gli apparati di sicurezza, gli elettrodomestici intelligenti e sistemi per l'assistenza ai disabili.

L'Italia si sa, anche se mantiene un trend positivo e la gente usa sempre più il computer e si avvicina alle nuove tecnologie, non investe nell'informatica. In un mondo che richiede sempre più personale specializzato all'uso del computer, le scuole italiane non danno il giusto peso a questa materia, mentre lo Stato non fa di meglio allontanando i fondi necessari alla ricerca. I limiti del nostro Paese non possono essere quindi che piuttosto elevati, ma al momento ci accontentiamo di quello che abbiamo. Verrà il momento in cui i cervelli all'estero torneranno e allora forse le cose cambieranno. Nel frattempo, noi popolo di consumatori, aspettiamo nuovi prodotti sempre più contenuti nelle dimensioni e con funzionalità sempre più elevate. Click.


bibliografia:

Architettura e computer, James Steel, 2004

Introduzione alla rivoluzione informatica in architettura, Antonino Saggio, 2007

Architecture & PC - La rivoluzione digitale in architettura, Paolo G. Mancia, 2004

Manuale della domotica - Tecnologie ed evoluzione dell'abitare, Stefano Bellintani, 2004

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