martedì 18 marzo 2008

Ludovica Niero




Ludovica Niero _ 264164



Si sa di essere nell'era del digitale ma ci si rende conto che questa non è che la punta di un iceberg di cui non si sanno tracciare i confini. Questo nuovo territorio è un'incessante metamorfosi, un continuo andare oltre, un'evoluzione costantemente mutevole, così cangiante che si sviluppa senza la lucida consapevolezza che è una vera e propria rivoluzione culturale ad essere in atto.
L'elettronica permea ogni fibra, la tecnologia è scenario ma anche stimolo della creatività, soprattutto delle nuove generazioni. Le tecnologie non sono solo prolungamenti tecnici dell'attività -in questo caso progettuale, ma possono spaziare da un ambito artistico alla gestione aziendale- ma sono qualcosa di molto più determinante in quanto entrano in temi propri della società, che oramai si trova a confronto con esperienze multimediali anche nel quotidiano (si pensi ad un concerto o al cinema).
Lo spazio digitale entra dunque come oggetto della progettazione contemporanea: non se ne può fare a meno, e proprio come lo spazio urbano vive anche attraverso l'elettronica.
Sono infatti sempre nuove innovazioni tecnologiche che permettono un continuo superamento: velocemente una tecnologia invecchia non appena viene sostituita con un'altra o con la stessa nella versione nuova e migliorata. Queste nell'ambito della progettazione puntano e si diramano in diverse direzioni, quali, principalmente: tecnologie atte al migliorare la cosiddetta qualità della vita come la Home Automation, il disegno digitale, interazione globale, soluzioni eco-sostenibili, abbattimento dei costi e riqualificazione energetica.
La Home Automation o Domotica, grazie all'utilizzo di numerosi protocolli tecnologici e sofisticati congegni , offre controllo-comfort, benessere, risparmio energetico e sicurezza. Questa risorsa può cambiare le nostre prospettive spaziali, fare che non esista più un ambiente predefinito ed identificato dagli arredi, ma offrire spazi mobili in cui è possibile inventare e reinventare lo spazio architettonico e abitativo. Tali cambiamenti permetterebbero, soprattutto là dove la progettazione deve sottostare ad angusti limiti fisici -specie dato che sarà sempre più raro costruire abitazioni unifamiliari- di ottimizzare lo spazio destinato all'abitare attraverso la manipolazione di esso e l'integrazione tra ogni servizio dell'abitazione (una volta abbattuti definitivamente i costi di queste applicazioni).
Nel campo prettamente della progettazione non si può non dire che il disegno digitale ha reso possibile non solo costruire ma anche ideare alcuni edifici altrimenti infattibili. Anche quest'ambito è in continuo miglioramento, si pensi al programma, rilasciato recentemente sul mercato, Generative Components, che rappresenta un vero e proprio cambio di paradigma per il lavoro di progettazione geometrica, un passaggio che muove dal disegno verso la definizione di procedure, poiché mentre si progetta si stabiliscono le relazioni tra gli elementi, a dimostrazione del fatto che non è la geometria finale che conta ma le relazioni che si stabiliscono. Necessità di forme nuove nel paesaggio o ostentazione di concretizzare il progresso digitale?

L'interazione simultanea tra architetti, resa possibile da tecnologie wireless o comunque dal diffondersi dell'utilizzo della rete, spingendo verso una dimensione globale, ha complessivamente aumentato la consapevolezza critica della progettazione dando voce a più persone, fermo restando il nodo da sciogliere che ciò comporta, tra l'individualità e l'anonimato virtuale.
Un campo di sviluppo notevole per le tecnologie è e sarà sempre più l'elaborazione di edifici eco-sostenibili ed economici che mirino soprattutto ad una riqualificazione dell’edificio ottimizzando la gestione dei servizi energetici, ne migliorino così il comfort degli ambienti interni, riducano le emissioni di agenti inquinati e il relativo impatto sull’ambiente contenendo i consumi di energia e razionalizzando le risorse attraverso lo sfruttamento di fonti energetiche rinnovabili in sostituzione dei combustibili fossili.
La maturazione di una generazione di progettisti digitali italiani riuscirà a rompere il gap che ci svantaggia da altre nazioni in campo tecnologico (tra tutte Stati Uniti e Giappone)? Livio Sacchi sostiene che la soluzione potrebbe essere non rincorrere gli altri paesi ma cercare nel nostro un dialogo con la cultura e con il nostro recente passato. La cosiddetta “fuga dei cervelli” all'estero e le difficoltà di accettazione dei progetti delle committenze soprattutto pubbliche (pochissime), per motivi economici che dicotomie etico-estetico che sia, non incentivano affatto ma anzi limitano quest'onda di rivoluzione digitale in Italia.



BIBLIOGRAFIA:

-Livio Sacchi, Maurizio Unali (a cura di), Architettura e cultura digitale,
Skira, Milano 2003
-Patrizia Mello, La metamorfosi dello spazio. Annotazioni sul divenire metropolitano, Bollati Boringhieri, Torino 2002
-Il Giornale dell'Architettura, numero 54, Settembre 2007
-Il Giornale dell'Architettura, numero 58, Gennaio 2008








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