sabato 22 marzo 2008

Campobasso Vito Andrea




Facoltà di Architettura - IUAV - Venezia
corso di fondamenti di informatica
Prof. Maurizio Galluzzo

Campobasso Vito Andrea - Matricola 264361

SCENARI DIGITALI

In questi ultimi 60 anni abbiamo assistito a forti e continui sviluppi tecnologici in ambito informatico, facendo si che questa disciplina arrivasse a diffondersi capillarmente in tutti i settori lavorativi: e uno di questi è l’architettura, che ha sfruttato il settore computazionale per eccellenza in questo momento: il computer. Questa macchina esegue calcoli a una frequenza elevatissima (al momento vengono usati due processori da 3Ghz), ed è quindi in grado di manipolare immagini 2D e 3D senza impedimenti di nessun tipo (scatti, perdita di dati, ….), in quanto la modifica in tempo reale di questo tipo di dati richiede una grande quantità di memoria ad accesso casuale, cioè una sorta di contenitore provvisorio molto grande dove si andrà a scrivere e riscrivere il file (adesso, usando immagini sull’ordine dei 50 Mb si usano memorie da 1Gb, 2Gb, 4Gb).

Durante gli anni si è sempre cercato di aumentare la potenza di calcolo di processori e schede video in particolare, per dare a chi comprava, una macchina capace di funzionare sempre al meglio in ogni occasione, cioè senza avere rallentamenti dovuti all’eccessivo carico di lavoro trasmesso dal Sw utilizzato. Parallelamente a queste innovazioni Software sono arrivate quelle Hardware a supportare il lavoro sempre maggiore di questi programmi, e specificatamente nell’architettura lo sviluppo è avvenuto per suite grafiche come AutoCad e ArchiCad, per citare quelli più noti (per velocità e produttività). Questa esigenza di sviluppare un software apposito per la progettazione di edifici semplici ma anche complessi, è nata per rendere, ancora una volta, il lavoro dell’architetto più semplice, ma anche più veloce e preciso allo stesso tempo. Questo però, è solo uno dei mezzi tecnologici di cui si avvale un l’architetto per svolgere il suo mestiere. Dovrà sempre fare i conti ogni giorno con il mondo che cambia, e si evolve sempre più,e, per tenere il passo dovrà sempre essere informato sulle nuove tecnologie che potranno in un futuro non troppo lontano essere applicate agli edifici. Per citarne alcune si parlerà sempre di tecnologia applicata all’ecosostenibilità (produzione di energia pulita utilizzando combustibile non dannoso per l’ambiente), quindi case che sfruttano l’energia del sole attraverso pannelli solari, elettricità e calore forniti dallo smaltimento dei rifiuti prodotti dagli abitanti stessi della casa; comunicazioni intercondominiali senza l’uso dei telefoni o comunque fili (Wireless), case che reagiscono in base all’intenzionalità o necessità dell’uomo (Domotica), e molte altre soluzioni che permetteranno di agevolare la vita di tutti i giorni.
Il Wireless è una tecnologia sviluppata per eliminare tutti i cablaggi fisici, e fare in modo di trasmettere dati non con l’ausilio di fili, ma con l’utilizzo di sole onde radio trasmesse via etere. Il vantaggio di questa tecnologia sta nello scarso ingombro, dato che per collegare due apparecchi servono solo due “Access Point” che trasmettono /ricevono, elaborano i dati e li inviano al computer o apparecchio (router, modem) richiedente.
Per un architetto, le possibilità di sfruttare questa tecnologia stanno nella diffusione di video, musica, film in tutta la casa. È cioè possibile, avendo un solo computer, diffondere nella casa tutti i contenuti multimediali e non, man mano che vengono richiesti dalle varie zone della casa. Per esempio è possibile mettere al posto del videoregistratore o lettore DVD, un solo Hard Disk (o anche un solo Access Point) collegato tramite Wi-Fi al computer e con la semplice pressione di un tasto sul telecomando avere a disposizione tutto ciò che è presente nel computer in quell’istante.
Altre tecnologie che coinvolgono al cento per cento l’architetto, e di cui potrebbe avvalersi in un futuro non molto lontano, sono la Domotica e l’Automazione: la prima si sta evolvendo e diffondendo sempre più nelle case, e per adesso, i limiti di impiego, sono solo i costi (tutte le nuove tecnologie all’inizio costano parecchio), dato che, i benefici che se ne trarrebbero sarebbero molti: risparmio di energia, controllo degli elettrodomestici dall’esterno della casa, e comunque un notevole aiuto nella vita di tutti i giorni, dato che le apparecchiature si attiverebbero da sole a seconda delle intenzione dell’utente (forno, gas o luci del parcheggio che si accendono quando il cancello si apre, luci che si accendono quando si entra in una stanza; e tutto questo per cominciare, fino ad arrivare a cose più complicate come l’apertura e la chiusura delle veneziane a seconda delle condizioni del tempo). La seconda infine (Automazione) sarebbe una “costola” della prima, ma fa anche disciplina a sé, dato che con questo tipo di tecnologia si fanno muovere la macchine autonomamente.
Per arrivare a sviluppare questi tipi di tecnologie molto complesse e costose ci sarebbe anche bisogno dell’aiuto degli organi governativi di ogni paese, fornendo finanziamenti per le ricerche e quindi agli sviluppi di questo tipo di applicazioni: in generale le tempistiche per le concessioni dei brevetti sono lunghissime, non solo in Italia, e ciò non permette una applicazione quasi istantanea delle scoperte. Quello che non permette all’Italia di progredire in questo senso, è la quasi totale assenza di investimenti nella ricerca, cioè quel ramo che ha fatto la fortuna di altri paesi (USA, URSS, Danimarca, Norvegia, Finlandia, e molti altri paesi europei). Non sono le idee che mancano, ma accade questo perché, i dottorandi italiani non trovano consensi qui nel loro paese per le loro ricerche, anzi, vengono respinti, e sono costretti a domandare denaro ad altri paesi, che glielo concedono, così una volta ultimata la ricerca e giunti ad un risultato, brevettano la scoperta in quel paese, così l’Italia per avere quella tecnologia sarà costretta ad importarlo e quindi ad acquistarlo, e di certo ciò non favorisce uno sviluppo interno. I pochi coraggiosi che restano nel “Bel paese” saranno sempre meno, e quei pochi saranno da soli contro il resto del mondo, senza nessuno a sostenerli. La concorrenza sarà difficile, dato che le altre aziende saranno sostenute dal loro stato, mentre quelle italiane correranno per così dire “a piedi scalzi”. Per riassumere, non è che in Italia non sia la voglia da parte delle imprese di sviluppare qualcosa, è che lo stato non favorisce questi nuovi progetti, anzi, sembra quasi che voglia impedire una qualche forma di progresso in Italia. Le spiegazioni ci sarebbero, ma non sono sufficienti a spiegare una tale forma di scetticismo, cioè ad es. qui i finanziamenti sono pubblici, e non privati come in altri paesi (USA), prima di arrivare a destinazione passano per molti uffici, e, non si sa come, alla fine arrivi sempre un 10/20% di questi. L’unica cosa certa è che tutti questi soldi, vengono tolti a dottorandi e ricercatori, che vogliono far progredire un paese che non gli aiuta.

Bibliografia:
  • Trisciuoglio Domenico, Introduzione alla domotica, Milano, 2005
  • Miller Michael, Wireless. Applicazioni e sviluppo di Bluetooth, 2002
  • Riccardo Roda, M. R. Ronzoni, Abitare il futuro: innovazione, tecnologia, architettura, Milano, 2003


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