giovedì 20 marzo 2008

Giambartolomei Elisa


Giambartolomei Elisa matricola: 264504


SCENARI DIGITALI
20 ottobre 1968 all'istituto d’arte contemporanea di Londra si apre una mostra particolare: "Cybernetic Serendipity", i visitatori erano allora inconsapevoli se le opere esposte fossero state create da scienziati, da artisti, poeti, architetti.
La mostra londinese ebbe il difficile compito di mostrare un lato dell'informatica prima sconosciuto, il suo uso creativo. All'epoca le potenzialità erano ancora tutte da scoprire, ma dal 1968 i computer diventarono i veri protagonisti nel campo del lavoro e soprattutto, cosa inaspettata dell'arte.
Lo sviluppo delle tecnologie ha raggiunto livelli straordinari che hanno modificato i tempi, le tecniche, e il risultato in diversi mestieri.
La grafica efficiente, la resa ipotetica di un progetto, la sempre maggiore disponibilità dei mezzi ha fatto sì che il campo architettonico trovasse un nuovo mezzo d’espressione, non solo nel processo definito creativo o di progettazione ma anche nella resa vera e propria dell'edificio e delle stesse funzioni.
Con l'avvenire, le tecnologie assumeranno compiti sempre più importanti.
Tuttora sono impiegati programmi, quali il Cad, che rendono possibile disegnare un progetto in periodi ridotti, la manipolazione in 3D permette di creare gli effetti sui solidi, dei materiali scelti, ricostruendo i risultati delle fonti luminose sulla superficie. La possibilità di una ricostruzione digitale, attraverso fotomontaggi, colloca l'edificio nell’ambiente circostante (render), dando la possibilità di guardare a questo non nella sua singolare bellezza, ma nell’insieme che l’ospiterà.
Il digitale oltre a rendere il lato estetico del progetto permette di calcolarne la quantità di materiale richiesto, lo spazio occupato e di studiare i particolari costruttivi, trovandone in alcuni casi i difetti e gli errori.
La manipolazione digitale ricrea forme che prima sembravano impossibili, avvicinando la progettazione architettonica anche a chi non ha una predisposizione al disegno manuale. Frank Gehry dice: “I miei schizzi sono come gesti, come farli per costruirli? Ci sono riuscito grazie al computer altrimenti non ci avrei neanche provato.”, Il famoso architetto ritiene di molta importanza lo schizzo iniziale, ma per arrivare da un disegno su carta all’edificio vero e proprio utilizza complicati strumenti di computer grafica, che elaborano e calcolano il progetto in ogni suo particolare. Dopo un processo progettuale complicato e rigoroso è stupefacente ritrovare nell’opera materiale e costruita l’idea originale e la forza espressiva dello schizzo.
La rete internet riesce ogni giorno ad informare gli architetti delle nuove scoperte e progressi, grazie alla velocità della comunicazione e al linguaggio semplice. Lo scambio d’elaborati, disegni e file rafforza il rapporto tra architetto e committente, che sarà maggiormente facilitato e permetterà a quest’ultimo di ricevere un aggiornamento in tempo reale del lavoro; dall'idea alla costruzione, collaborando, intervenendo e cambiando gli elementi non graditi.
Sistemi wireless e la domotica saranno i protagonisti di un’architettura avveniristica.
Nell'agosto del 2007 l’azienda giapponese Ntt Comware presenta un guanto che ha la capacità di rendere alla presa e al tatto la percezione di un oggetto o di una superficie che non è a nostra portata di mano. In che modo sarà usata questa scoperta? Oltre al campo medico o industriale, il nuovo guanto potrebbe permettere all'architetto di sentire i materiali scelti per il rivestimento o per l'arredo, permettendo una costruzione ipotetica dell'edificio, percorribile per illusione visiva e tattile.
La domotica nasce con lo scopo di creare una casa a vera misura d’uomo, attraverso l’uso semplificato di fonti elettroniche e informatiche si potrà gestire l’edificio e le funzioni che ospita.
La ricerca nell’ultimo periodo si concentra su sistemi ecocompatibili.
La Phantom House è un progetto dello studio Diller Scofidio + Renfro, grazie ad un attento studio della domotica la lussuosa casa trasforma lo spreco in efficienza.
La casa è metà coperta e metà all’aperto, e permette al proprietario di compiere i propri servizi in base alle condizioni meteorologiche.
Il progetto è inserito in un circuito chiuso, l’energia prodotta durante il quotidiano è immagazzinata e usata per il funzionamento degli impianti domestici attraverso diverso diversi dispositivi.
Le finestre in vetro e tungsteno diventa più o meno trasparente a seconda della luce. La piscina esterna utilizza l’acqua evaporata. I proprietari della casa utilizzano il WorkOut Generator, un dispositivo che converte l’energia di chi lo sta usando per renderla poi utilizzabile in varie apparecchiature.
Il tetto detraibile RoofFunnel rileva la pioggia e inizia a chiudersi, la casa ospita anche una cisterna che raccoglie l’acqua piovana, che è dirottata verso i servizi igienici e il sistema d’irrigazione. Nelle camere da letto i materassi sono forniti di un congegno, che raccoglie e converte l’energia in accesso prodotta da chi sta dormendo e la accumula nella batteria che rifornisce la casa.
Se la casa non ha nessuno all’interno, si attiva il DomesticSleep, che fa entrare in ibernazione la casa attraverso l’oscuramento massimo dei vetri e la potenza dei pannelli che è automaticamente abbassata.
Oltre al campo delle singole abitazioni la domotica ma arriva anche ad un’architettura dell’ambiente.
Per combattere l’emissione d’anidride carbonica l’azienda olandese Kema sta lavorando ad un progetto da 12 milioni d’euro che ha lo scopo di ricostruire delle membrane in grado di filtrare e quindi intrappolare la Co2. Negli Stati Uniti, alla Columbia University di New York ha in mente di creare degli alberi sintetici capaci di catturare anidride carbonica grazie a un rivestimento di idrossido di sodio delle “foglie artificiali” , queste nuove scoperte potrebbero fra qualche hanno diventare un elemento dell’architettura ambientale ed ecocompatile, progettando parchi e giardini di alberi finti.
Le recenti trasformazioni della pratica architettonica hanno determinato evidenti cambiamenti come la crisi della simmetria negli edifici e l’affermazione nel campo artistico generale dei principi della disarmonia. Il rapporto tra arte e scoperte tecnologiche è legato a un forte dibattito che si ritrova anche in campo architettonico: l’originalità del processo creativo. Gli architetti si trovano a mettere in discussione le proprie capacità perché affiancati durante la fase progettuale da un computer, non si pensa che l’idea principale arriva proprio dalle creatività del progettista.
La chiusura mentale verso l’informatica non è accettabile nella nostra era.
L’uso della tecnologia dovrà essere affiancato da una conoscenza approfondita dell’arte e della cultura in generale. Bisogna sfruttare la gran dote del digitale, la capacità di unire diverse forme d’espressione e di lavoro in un esclusivo e straordinario insieme.
La nuova architettura sarà l’unione tra armonia passata e tecnologia moderna, tornerà a stupire come stupiscono San Pietro, il Guggenhem museum di New York e Bilbao, e tutti quei grandi edifici che lasciano senza parole.

Bibliografia

· L.Sacchi, M.Unali. ARCHITETTURA E CULTURA DIGITALE, SKIRA, Milano 2003.
· N.Ceccarelli. PROGETTARE NELL’ERA DIGITALE, Marsilio, Venezia 2003.
· C.Coppola. COMPUTER E CREATIVITA’ PER L’ARCHITETTURA: INTELLIGENZA ARTIFICIALI E SISTEMI FORMALI, Alinea, Firenze 2006.
· M.Bruzzone. FRANK GEHRY, architetture, testimonianze, Feltrinelli, Milano 2007.G.Dorfles, A.Vettese. ARTI VISIVE, IL NOVECENTO, Atlas, Bergamo 2002.

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