mercoledì 19 marzo 2008

DALL'ORO GIANGIACOMO


Matricola 263793
UNIVERSITA’ I.U.A.V. DI VENEZIA – A.A. 2007/2008
Corso di fondamenti dell’informatica
Prof. Maurizio Galluzzo


Esercitazione: SCENARI DIGITALI


Una nuova cognizione di architettura sta per formarsi in questi anni e l’informatica né è la chiave per un insieme concatenato di ragioni.
In primo luogo, guardiamoci attorno e accorgiamoci di come l’era dell’informazione ci fornisce un modello complessivamente diverso di città, di paesaggio urbano e anche, in parte, si territorio: misto negli usi, sovrapposto nei flussi, aperto 24 su 24 con attività produttive, ludiche, sociali e residenziali in cui s’intrecciano elementi naturali e artificiali insieme alla combinazione di funzione e usi.
In secondo luogo, l’informatica fornisce i “modelli matematici” per indagare la complessità chimica, fisica, biologica geologica della natura e a partire da questi modelli di simulazione consente di strutturare relazioni nuove in progetti che ne introitano le ragioni e le dinamiche. In questo processo, l’informatica fornisce armi decisive per l’ideazione prima, la progettazione dopo e la costruzione infine di progetti concepiti con questi complessi approcci sistematici.
In terzo luogo, l’informatica dota l’architettura di sistemi reattivi capaci di simulare comportamenti della natura, nella reazione al clima, ai flussi, all’uso e ultimamente anche ai comportamenti emotivi, e offre così una nuova fase di ricerca verso una concezione di paesaggio che non venga solamente “simulata” nell’architettura, ma che ne rappresenti effettivamente e fisicamente alcuni aspetti. Si tratta di definire ambiente e architetture che non solo evochino le regole formative del paesaggio e della natura ma che propongano ambienti capaci di interagire e di modificarsi. In questo contesto l’informatica entra nelle fibre stesse dei nuovi edifici, nel progettarli prima in una logica digitale, nel realizzarli dopo attraverso le nuove tecniche di costruzione ma soprattutto nel fare tesoro delle interconnessioni dinamiche dell’elettronica per avere ambienti reagenti al variare dei flussi e delle situazioni per formare una sorta, appunto, di paesaggio informatico dei nuovi edifici.
“Formulario per un nuovo urbanismo.
L’architettura è il mezzo più semplice per articolare il tempo e lo spazio, per modellare la realtà, per far sognare. Non si tratta solamente di articolazioni e di modulazione plastica, espressione di una bellezza passeggera, ma di modulazione influenzale che si inscrive nella curva eterna dei desideri umani e nei progressi nella realizzazione di questi desideri.
L’architettura di domani sarà dunque un mezzo per modificare le concezioni attuali del tempo e dello spazio. Sarà un mezzo di conoscenza e un mezzo di azione. Il complesso architettonico sarà modificabile. Il suo aspetto cambierà in parte o del tutto a seconda della volontà dei suoi abitanti. Sulla base di questa civiltà mobile, l’architettura sarà - almeno nei suoi esordi – un mezzo per sperimentare i mille modi di modificare la vita, in vista di una sintesi che non può che essere leggendaria.”
Gilles Ivain, 1953
Con lungo sguardo, Mies Van Der Rohe, chiuse così il congresso del Werkbund a Vienna del 1930:
“Il tempo nuovo è una realtà; esiste indipendentemente dal fatto che noi lo accettiamo o lo rifiutiamo. Non è migliore né peggiore di qualsiasi altro tempo, è semplicemente un dato di fatto ed è in sé indifferente ai valori. Quel che importa non è il “che cosa” ma unicamente e solo “il come”.” Il come è delle prossime generazioni di architetti che verranno.
Già la comparsa del personal computer nei primi anni 80 creò un serio aiuto alla progettazione in cui i primi programmi CAD erano utilizzati come alternativa al tecnigrafo per la semplicità dei comandi e la possibilità di ridurre tempi e costi del lavoro, oltre che a rapida velocità di esecuzione e la possibilità di correzione e riproduzione pressoché infiniti. Con la comparsa dei primi software di modellazione 3D gli architetti capirono bene le potenzialità del sistema di avvicinarsi sempre di più alla simulazione del reale, con la nascita del rendering. Esso mostrava all’utente finale una panoramica veritiera dell’operato del tecnico senza dover interpretare complicate tavole tecniche. Il prossimo passo sembra proprio la realtà virtuale, benché queste tecnologie siano ancora costose e limitate, come finestra sulla realtà proposta all’utente finale che avrà la possibilità di vedere con i suoi occhi il risultato dei suoi desideri. Esempi di questa tecnologia nella ricostruzione di monumenti antichi hanno però mostrato come si debba disporre di macchinari molto sofisticati, lunghi tempi di realizzazione e ingenti potenze di calcolo. Ma il crescente sviluppo dei calcolatori sopperirà a breve di questa lacuna e ben presto questa tecnologia permetterà agli avatar (controfigure virtuali) di esplorare ambienti immaginari ma del tutto simili alla realtà. Specialmente per gli urbanisti questo significa far visitare ad amministratori e cittadini le proprie soluzioni per il territorio accogliendo in tempo reale commenti e suggerimenti per migliorare il progetto stesso. Tale tecnologia sembra rivoluzionaria già in partenza perché permette agli utenti finali di interagire con i progettisti avviando quello che con il solo CAD era impossibile, cioè la concertazione tra creatore e utilizzatore su di un piano che non è più solo un plottaggio indecifrabile dall’uomo comune.
Tutto questo però passerà probabilmente dall’impegno e dalla competizione tra i più affermati studi di progettazione perché la situazione di immobilismo passivo nei confronti dell’informatica degli organi governativi è lampante. L’informatica è sì il futuro ma da parte dello Stato non vi è né uso di risorse né interesse a promuoverla come materia scolastica fondamentale, essendo l’Italia uno stato ricettivo nei confronti della tecnologia ma solo sotto la spinta del mercato e delle grandi aziende. Basti pensare al fatto che fino a poco tempo fa il servizio internet veloce ADSL non era disponibile per circa metà della popolazione (56 milioni) e da parte dello stato non vi fosse alcuna spinta per promuovere la sua diffusione, creando cittadini di serie A e serie B. La diffusione del servizio era, infatti, lasciata alle aziende che valutavano se fosse conveniente o no un tale servizio su di un tale territorio, creando così zone “tecnologicamente arretrate” e prive di un servizio fondamentale come ormai può esserlo sia in campo lavorativo sia nel tempo libero. Un architetto senza tale servizio infatti sarà penalizzato nel suo lavoro e indirettamente reso meno competitivo senza possibilità di fare qualcosa. Una soluzione però sembra arrivare dall’utilizzo sempre più massiccio di reti wireless che copre ampie zone senza l’intervento intrusivo degli obsoleti cavi che impongono grossi lavori sugli apparati stradali. Queste tecnologie utilizzano onde radio a bassa frequenza, infrarossi o laser e rappresentano il futuro della connessione con il loro basso impatto inquinante e l’ampia flessibilità del servizio, soprattutto nel campo edilizio, dove permette un rapido consulto tra tutti i progettisti e i loro studi tecnici, creando una rete stretta e veloce tra tutte le fasi progettuali.
Altro punto fondamentale nel futuro della nostra professione è sicuramente l’argomento domotica, ovverosia la tecnologia che studia l’automazione della casa. Questa scienza si propone di integrare le tecnologie domestiche tra loro automatizzando una serie di operazioni all’interno dell’edificio.
Un esempio lampante di domotica basilare può essere dato da gesti molto comuni che un tempo erano considerati molto tecnologici: usare la televisione con il telecomando, l’accensione della caldaia mediante termostato, l’antifurto che rileva intrusi. Pian piano queste tecnologie sono diventate comuni e la domotica vuole spingersi oltre, trasformando ciò che è ora “automatico” in un vero e proprio “impianto integrato domotico”. Lo scoglio da superare affinché questa scienza prenda piede nelle nostre abitazioni è però un rapporto costo/benefici realmente vantaggioso per l’utenza finale e sembra che con gli ultimi sviluppi delle proposte interessanti siano arrivate. Ricordiamoci però che la domotica non ha ancora dei limiti ben delineati: quello che può fare una simile tecnologia applicata alle mura domestiche, dipende solo da noi; le sue potenzialità sono tuttora inimmaginabili e in futuro il livello dipenderà dall’estro dell’utente e dalla sua fantasia.
I maggiori vantaggi della domotica possono essere semplificati in: maggior confort all’interno dell’abitazione, semplicità nei cablaggi, maggiore sicurezza, maggiore versatilità e maggior risparmio nella gestione degli impianti, con i maggiori vantaggi soprattutto per i bambini e gli anziani. Varie sono le tipologie tecnologiche adottabili per rendere domotica una casa. La più diffusa in ambito europeo è sicuramente quella EIBA (80% del mercato considerando tutte le aziende a lei affiliate) che propone un sistema decentralizzato a intelligenza distribuita basato su un protocollo CSMA/CA per la comunicazione seriale tra le apparecchiature. Una volta posizionati gli apparecchi e il cavetto bus che li interconnettono le funzioni dell’impianto stesso vengono determinate con il software ETS (EIBA Tool Software), con il quale si attribuiscono a ciascun componente nome e caratteristiche funzionali all’interno del complesso stesso. Senza dilungarmi troppo e senza immaginare una casa controllata da una specie di HAL 3000 (2001 Odissea nello spazio, ndr), le applicazioni più semplici sono alla portata di tutti e hanno ormai una tecnologia collaudata: in un appartamento di 80 mq non sembra utopia installare un impianto antifurto suddiviso a zone, la regolazione e programmazione della temperatura nell’edificio, un impianto di videotelefono e il controllo remoto (tramite telefono) del cronotermostato. Altre soluzioni possono essere la dimmerizzazione delle luci, il controllo dell’accesso sulle finestre, l’accensione/spegnimento delle luci (e della loro intensità), il controllo delle prese f.m., il controllo dell’umidità, l’autoregolazione della temperatura, allarmi contro le fughe di gas, ecc… Se ci si pensa poi, il livello tecnologico raggiunto da alcuni elettrodomestici è così alto da farli paragonare a robot, le loro funzioni molte volte ci sono sconosciute (io stesso non so ancora programmare il videoregistratore…, ndr): la domotica può raggiungere e tramutare bisogni degli utenti, con un’interfaccia più emotiva e amichevole, in servizi sempre più alla portata di mano di chiunque.
Le possibilità per l’architetto sono dunque anche professionali perché come da poco esiste la figura del certificatore energetico, in futuro potrebbe esserci la necessità di un Progettista di impianti domotici, di un progettista di sistemi o di un installatore evoluto.


Riferimenti utilizzati:
- “Introduzione alla rivoluzione informatica in architettura” - Antonino Saggio
- “Introduzione alla domotica”- Domenico Trisciuoglio
- “Architettura & PC, la rivoluzione digitale in architettura” – Paolo G. Mancia



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